<<….in primo luogo, imparare; in secondo luogo imparare; in terzo luogo, imparare, e poi controllare ciò che si è imparato, affinchè la scienza non rimanga lettera morta o frase alla moda ( come da noi, non v’è alcuna ragione di nasconderlo, accade molto spesso), affinchè la scienza diventi realmente carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, affinchè essa diventi in modo completo e reale parte integrante della nostra vita>> Lenin, Meglio meno, ma meglio, 2 marzo 1923.
La nuova generazione di lottatori, di agitatori e di propagandisti comunisti – che ha iniziato il combattimento di classe in questa crisi inarrestabile – deve confutare lo scetticismo corrosivo e impotente, seminato e coltivato ad arte dalla classe dominante, per confondere e disorientare i settori di salariati che vogliono lottare.
Questa generazione – che costituirà i reparti d’assalto dell’esercito del lavoro nell’uragano rivoluzionario che si avvicina – dev’ essere consapevole che i suoi compiti sono posti dalla necessità storica e che <<la vittoria è un compito strategico>>, e, di conseguenza, <<è necessario sfruttare le condizioni propizie di una crisi rivoluzionaria per mobilitare le masse: partendo dal livello dato della loro “maturità”, bisogna spingerle avanti, far capire loro che il nemico non è affatto onnipotente, che è lacerato da contraddizioni, che dietro l’imponente facciata regna il panico>> (Trotsky).
Abbiamo la certezza di un bilancio trionfante: tutti coloro che hanno provato a negare alla concezione materialistica della storia e alla critica dell’economia politica il valore di scienza sono stati confutati prima dalla teoria e poi, ripetutamente, dalla storia reale, non dalle “narrazioni”. Il fatto che i ciarlatani continuino a provarci, è il segno della paura dell’aristocrazia finanziaria per il regolamento definitivo verso cui procediamo.
Bernstein e la “scienza pura e imparziale”
1)Alla fine del XIX secolo, l’Internazionale Operaia Socialista era una potente organizzazione operaia che attraeva gruppi consistenti di giovani intellettuali, provenienti dalla media e dalla piccola borghesia. Si trattava di una manifestazione dell’impotenza della borghesia, entrata nell’epoca dell’oscurantismo e della reazione, a dare soluzioni progressive ai problemi che poneva l’antagonismo tra lo sviluppo delle forze produttive e la conservazione, totalmente arbitraria, dei rapporti sociali capitalistici . Per cercare di mettere fine all’influenza del socialismo scientifico sui giovani intellettuali e scienziati che rinnegavano la borghesia, fu elaborata l’arma dell’apologia indiretta del capitalismo. Lukacs, a cui dobbiamo lo la trattazione sistematica di quest’arma ideologica della borghesia decadente – La distruzione della ragione – ci ha formulato l’essenza dell’apologia indiretta del capitalismo: <<Mentre l’apologia diretta si preoccupa di nascondere, di contestare in modo sofistico, di far sparire in modo sofistico, le contraddizioni del capitalismo, l’apologetica indiretta prende le mosse proprio da queste contraddizioni, ne riconosce l’effettiva esistenza e l’impossibilità di negarle come dato di fatto, ma ne da un’interpretazione che – nonostante tutto questo torna a vantaggio della conservazione del capitalismo. Mentre l’apologetica diretta s’ingegna a presentare il capitalismo come il migliore degli ordinamenti, come la vetta suprema e definitiva dell’umanità, l’apologetica indiretta mentre in rilievo senza riguardo i lati cattivi e gli orrori del capitalismo, ma afferma che essi non sono proprietà specifiche del capitalismo, ma della vita umana ma dell’esistenza in generale. Ne consegue necessariamente che la lotta contro questi mali appare fin da principio non solo cosa vana, ma come qualcosa di assurdo, come un tentativo di distruggere l’essenza stessa dell’uomo”(pag. 206). I maestri dell’apologia indiretta sono : gli irrazionalisti (Schelling, Schopenauer, Nietzsche e le filosofie della vita), pensatori di cui si è nutrito dalla fine degli anni sessanta il postmodernismo e il suo campione italiano, Massimo Cacciari. Gli pseudo razionalisti che riabilitarono lo scetticismo di Hume e l’agnosticismo di Kant, fanno, invece, l’apologia diretta. Ciò che accomuna queste due correnti è una concezione che nega l’oggettività alla conoscenza umana: non possiamo andare oltre i fenomeni, non possiamo conoscere le leggi oggettive che spiegano i fenomeni naturali e la storia umana. Bernstein appartiene a coloro che resuscitarono l’agnosticismo di Kant per negare la necessità storica della rivoluzione socialista e, conseguentemente, il socialismo scientifico.
Bernstein concentrò i suoi attacchi, per negare il carattere di scientificità alla concezione materialistica della storia, in una conferenza organizzata dall’Unione studentesca di Berlino per lo studio della scienze sociali il 17 maggio del 1901. Il titolo della conferenza era, “E’ possibile il socialismo scientifico ?”.
Lo stratagemma teorico per rispondere negativamente alla domanda consisteva nel porre il socialismo come “ideale”, come “dover essere morale”: <<Ma che si concepisca come una condizione, una teoria o un movimento, entra sempre nel socialismo un elemento ideale che il socialismo, sia che sia un ideale stesso o un movimento verso questo ideale…..Egli è qualcosa che deve essere, o un movimento verso qualcosa che dev’essere>>. Seguendo Kant, il socialismo è ridotto a metafisica, a “ideale regolativo”.
Tutta la filosofia di Kant ha un fine: quello di confutare il materialismo di Spinoza, la forma di materialismo più elevata di quell’epoca. La filosofia di Kant – che ha pensato di dare un fondamento alla dinamica e all’astronomia galileiano-newtoniana su inesistenti forme a priori della coscienza umana – è la tipica filosofia degli scienziati opportunisti che vogliono bloccare lo sviluppo delle generalizzazioni materialistiche spontanee della scienza. La nostra conoscenza è l’organizzazione della nostra esperienza sensoriale, tramite delle forme non derivate dall’esperienza materiale, a priori, appunto, come le chiama Kant. Lo spazio e il tempo, le categorie del nostro pensiero non sono riflessi della materia nel nostro cervello. Sullo spazio e sul tempo, quali pure forme ideali, Kant fonda la geometria e la matematica. Lo spazio di Kant non è altro che l’assolutizzazione idealistica della geometria euclidea. Nel 1901, quando Bernstein, fece la conferenza, da un bel po’ di tempo erano state scoperte le geometrie non euclidee, che resero quella di Euclide un caso limite. Einstein utilizzò le geometrie non euclidee per descrivere lo spazio della teoria della relatività generale. Ciò significa che la geometria euclidea è falsa? No, vale in un ambito determinato e ha perso il carattere di assolutezza che le era stato conferito nel passato:<<…le nostre concezioni del tempo e dello spazio riflettono, nel corso del loro sviluppo, il tempo e lo spazio oggettivamente reali, accostantisi qui, come in generale, alla realtà obiettiva>> (1). Quando Bernstein si aggrappa a Kant, considerandolo il campione del sapere critico, cadeva nel dogmatismo proprio perché non vedeva che l’assolutizzazione della geometria euclidea del filosofo tedesco era stata confutata.
2)<< Il movimento socialista in quanto manifestazione collettiva costituisce l’oggetto dello studio di questa teoria[il materialismo storico] che cerca di comprenderlo, di spiegarlo, e così di dargli le armi e a chiarirlo a sé stesso; ma questo movimento è evidentemente così poco un movimento scientifico quanto lo era il movimento dei contadini tedeschi, la rivoluzione francese o ogni altro conflitto storico>> (2) Per Bernstein il movimento operaio e socialista non differisce dagli altri movimenti rivoluzionari del passato, ciò che gli interessa è provare che non può avere una visione scientifica di sé stesso, insomma il movimento socialista non può applicare a se stesso il principio fondante la scienza storica – che la coscienza deriva dall’essere sociale – e che le sue rivendicazioni non emergono dalla conoscenza delle leggi immanenti del capitalismo che ne determinano le contraddizioni e la fine. Qual è la ragione della non scientificità del movimento socialista ? << La denominazione di scientifico condurrebbe a pensare che il socialismo in quanto teoria tenderebbe a essere o dovrebbe essere una scienza pura. Questa idea non è solamente falsa; essa nasconde un pericolo grave per il socialismo. Essa rischia di togliere precisamente ciò che una delle condizioni essenziali per il giudizio scientifico l’imparzialità>> (3). Non può esserci scienza in rapporto agli interessi di una classe o anche della specie umana in generale:<<La sola questione che si pone è di sapere se e fino a che punto il fatto di essere un partito politico lascia al socialismo questa imparzialità teorica, prima condizione per la vera scienza. E si può rispondere che il grado d’imparzialità è misurato dalla conoscenza più o meno chiara dei limiti che separano la scienza, in quanto conoscenza oggettiva dai programmi e dalle teorie dei partiti politici>>(4). Da Kant, Berntein deriva una concezione della conoscenza astratta e astorica, dove si confrontano un soggetto ed un oggetti astratti privi di contenuto storico-materiale e che esistono solo nel cervello di Kant e di Bernstein. La conoscenza e la scienza, al contrario, nascono da interessi pratici, legati a come la specie umana sviluppa la sua esistenza: << In primo luogo il lavoro è un processo che si svolge fra l’uomo e la natura, nel quale l’uomo per mezzo della propria azione produce, regola e controlla il ricambio organico fra se stesso e la natura: contrappone se stesso, quale una fra le potenze della natura, alla materialità della natura……Operando mediante tale moto sulla natura fuori di sé e cambiandola, egli cambia allo stesso tempo la natura sua propria. Sviluppa le facoltà che in questa sono assopite e assoggetta il giuoco delle loro forze al proprio potere….. Il nostro presupposto è il lavoro in una forma nella quale esso appartiene esclusivamente all’uomo. Il ragno compie operazioni che assomigliano a quelle del tessitore, l’ape fa vergognare molti architetti con la costruzione delle sue cellette di cera. Ma ciò che fin da principio distingue il peggiore architetto dall’ape migliore è il fatto che egli ha costruito la celletta nella sua testa prima di costruirla in cera. Alla fine del processo lavorativo emerge un risultato che era già presente al suo inizio nella idea del lavoratore, che quindi era già presente idealmente. Non che egli effettui soltanto un cambiamento di forma dell’elemento naturale; egli realizza nell’elemento naturale, allo stesso tempo, il proprio scopo, che egli conosce, che determina come legge il modo del suo operare, e al quale deve subordinare la sua volontà>>(5).
Proprio la concezione idealista soggettiva di Kant impedisce a Bernstein di comprendere che la scienza di cui lui parla, nasce in rapporto alle esigenze della borghesia rivoluzionaria nella sua lotta contro la nobiltà e per sviluppare le forze produttive.
Il principio d’inerzia, che fonda tutta la dinamica, era presente in modo implicito nel sistema atomistico di Democrito, ma non potè essere reso esplicito fino a quando non emersero le esigenze di una nuova scienza del moto, legata ad interessi pratici. Galileo il fondatore della dinamica e della scienza fisica in generale è stato il fondatore e, anche, il maggior esperto di balistica del suo tempo. Dimostrò che la traiettoria di un proiettile nel vuoto costituisce una parabola e che se non si tiene conto della resistenza dell’aria ne derivano seri errori di calcolo. Ma per riuscire in quest’opera Galileo dovette combattere e confutare la fisica aristotelica negando che la quiete sia lo stato naturale dei corpi, e che la velocità di caduta è direttamente proporzionale al peso del corpo. Galileo, negando Aristotele, ci ha dato la legge del moto uniformemente accelerato in cui le variazioni di velocità sono direttamente proporzionali agli intervalli di tempo in cui hanno luogo. Galileo non ci ha lasciato la formulazione del principio d’inerzia, furono Cartesio e poi Newton a darne la formula, ma il moto uniformemente accelerato presuppone quel principio che è possibile solamente in un universo infinito, dove si muovono atomi senza alcuna direzione privilegiata; l’universo di Democrito, appunto! Galileo provò sperimentalmente la legge, con l’esperimento del piano inclinato. Nel pensiero aristotelico l’esperimento era inconcepibile in quanto la scienza “pura” esclude ogni riferimento alla pratica e agli strumenti. Difetti mentali di Aristotele? No. Nel modo di produzione schiavistico non veniva preso in considerazione lo studio delle leggi di natura per derivarne tecniche e macchine per aumentare la produttività del lavoro. Solamente con la borghesia rivoluzionaria e il capitalismo lo studio delle leggi oggettive della natura da cui derivare le tecniche diventa l’obiettivo della scienza, perché bisogna potenziare la produttività e ridurre, per quanto è possibile, il costo del lavoro con l’innovazione tecnica. La termodinamica non sarebbe mai potuta nascere nel modo di produzione schiavistico, nasce invece dalle esigenze poste dallo sviluppo del capitalismo alla fine del XVIII :<< La scienza deve certamente tener conto delle invenzioni realizzate….da quanti lavorano in officina, nei cantieri, nelle miniere, ma deve soprattutto mirare a darcene una spiegazione razionale, cioè a scoprire le leggi della natura che gli “empirici” avevano appena vagamente intraviste e approssimativamente applicate. L’esempio più clamoroso di questa rielaborazione e sistemazione teorica sarà offerto dalla termodinamica che, prendendo lo spunto dai risultati ottenuti dai costruttori di macchine a vapore, riuscirà- verso la fine dell’ottocento – a scoprire i principi generali che regolano le trasformazioni dell’energia meccanica in energia termica e viceversa>>(6). Francis Bacon, l’araldo della rivoluzione scientifica(7), non lascia dubbi sullo scopo interessato, non “puro” della nuova scienza: “la conoscenza delle cause e dei segreti movimenti delle cose per allargare i confini del potere umano verso la realizzazione di ogni possibile obiettivo” (8).
3) Nel 1902 G. Plekhanov intervenne, nella discussione suscitata dalla conferenza di Bernstein, con un lungo articolo intitolato “Risposta a E. Bernstein” (9). Il marxista russo rispose a quei critici di Marx e di Engels, che nella discussione sul socialismo scientifico tentavano di dimostrarne l’impossibilità, con la seguente argomentazione: << Se il socialismo è possibile [dicono], allora è possibile anche la scienza sociale borghese, che è un’assurdità contraddittoria, poiché la scienza non può essere né socialista né borghese. L’economia politica borghese è impensabile come la matematica socialista.” (10). La risposta di Plekhanov: “ Anche questo argomento si basa sulla confusione delle idee. La matematica non può essere né socialista né borghese – è vero. Ma ciò che è vero per la matematica non è vero per le scienze sociali….L’oggetto dell’indagine della scienza sociale è la società e la società si sviluppa e, di conseguenza, cambia. E’ proprio questo cambiamento questo sviluppo, che offre la possibilità della scienza sociale borghese e, in modo analogo del socialismo scientifico. Nel suo sviluppo la società passa attraverso alcune fasi a cui corrispondono le fasi di sviluppo delle scienze sociali; per esempio, ciò che chiamiamo economia borghese è una fase di sviluppo delle scienza economica, e quella che chiamiamo economia socialista è un’altra fase, che segue immediatamente la prima. Cosa c’è di sorprendente in questo? Dove sono le assurdità auto contraddittorie ? Sarebbe sbagliato pensare che l’economia borghese consista solo di errori: Niente del genere. Nella misura in cui l’economia borghese corrisponde a una determinata fase di sviluppo sociale, essa conterrà una verità scientifica inconfutabile. Ma questa verità è relativa, precisamente perché corrisponde solo ad una certa fase dello sviluppo sociale. Tuttavia, i teorici borghesi, che immaginano che la società debba sempre rimanere nella fase borghese, attribuiscono un valore assoluto alle loro verità relative>> (11). Il principio su cui si fonda la critica dell’economia politica è la teoria del valore-lavoro e la legge della caduta tendenziale del saggio del profitto è impensabile senza la teoria del valore-lavoro, ma questa teoria è stata elaborata prima di Marx, da A. Smith e da D. Riccardo. Marx la arricchisce in quanto viene preso in considerazione il lavoro sociale. Ma i due fondatori del socialismo scientifico la spiegano, a differenza dei primi, mostrandone i suoi presupposti sociali e quindi la sua relatività storica. Tutto ciò è possibile in quanto i presupposti sociali della teoria del valore-lavoro vengono spiegati col principio che “è l’essere sociale che fa la coscienza”.
La dialettica ed il materialismo, che Bernstein ha cercato di confutare senza alcun successo, hanno permesso a Karl Marx di dimostrare che il limite del capitale è il capitale stesso e che la scienza e la tecnica da esso derivata pongono le basi materiali e conoscitive del comunismo: <<Ma nella misura in cui si sviluppa la grande industria, la creazione della ricchezza reale viene a dipendere meno dal tempo di lavoro impiegato che dalla potenza degli agenti che vengono messi in moto durante il tempo di lavoro>>, non saranno il lavoro immediato né il tempo di lavoro ad essere<< il grande pilone di sostegno della produzione e della ricchezza>>, ma << ma l’appropriazione della sua universale forza produttiva, la sua comprensione della natura e il dominio su di essa attraverso la sua esistenza di corpo sociale>>. In queste condizioni <<il lavoro eccedente della massa ha cessato di essere la condizione dello sviluppo della ricchezza generale, così come il non lavoro dei pochi ha cessato di essere condizione dello sviluppo delle forze generali della mente umana. Così la produzione basata sul valore di scambio crolla, e il processo produttivo materiale immediato viene a perdere anche la forma della scarsità e dell’opposizione>>. Allora, e solo allora: <<Il libero sviluppo delle individualità, e, quindi non la riduzione del tempo di lavoro necessario per creare lavoro eccedente, ma in generale la riduzione del lavoro necessario della società ad un minimo, a cui corrisponde poi la formazione e lo sviluppo artistico, scientifico ecc. degli individui grazie al tempo divenuto libero e ai mezzi per tutti loro>>(12).
Bernstein, Popper e l’impossibilità delle previsioni storiche (secondo loro)!
<<Il materialismo dialettico contemporaneo si è reso conto molto meglio dell’idealismo di questa verità: gli uomini fanno la loro storia senza averne coscienza…..Gli uomini hanno fatto e dovranno fare la loro storia inconsciamente, fintanto che le forze motrici della storia agiranno a loro insaputa nell’ombra. Ma una volta scoperte queste forze, una volta conosciute le leggi della loro azione, gli uomini diventeranno capaci di servirsene, di sottometterle alla ragione. Il merito di Marx consiste nell’avere scoperto queste forze e sottoposto la loro azione allo studio più accurato. Il materialismo dialettico che, nell’opinione dei filistei, doveva trasformare l’uomo in automa, apre, e per la prima volta nella storia, le porte al regno della libertà e dell’azione cosciente. Ma in questo regno si può penetrare solo a condizione di modificare interamente l’attività sociale così come è oggi. I filistei ne hanno coscienza, o, per lo meno il presentimento. Perciò la spiegazione materialistica della storia li rattrista profondamente; ed è per questo che non vi è un filisteo che possa o che desideri comprendere o assimilare il marxismo nella sua pienezza. Hegel considerava il proletariato come folla. Per Marx e per i marxisti, il proletariato è una forza immensa, il portatore dell’avvenire>> G. Plekhanov (13).
<<La possibilità di libera attività storica (cosciente)di ogni individuo è uguale a zero, se alla base delle libere azioni umane non c’è una necessità comprensibile al soggetto agente>> G. Plekhanov (14)
Bernstein e Popper rientrano nel campo dei filistei identificati da Plekhanov. Per combattere il socialismo scientifico sul piano della possibilità delle previsioni della scienza storica, hanno utilizzato, anche in questo caso, l’armamentario teorico del principe dei filistei moderni, Immanuel Kant.
Il filosofo di Königsberg fu cosciente che la rivoluzione scientifica galileiana, dalle leggi “inesorabili” della fisica avrebbe raggiunto le leggi della natura della specie umana e della sua storia. La coscienza di ciò gli fu data dalla conoscenza del pensiero di Spinoza – “ il Mosè degli spiriti liberi e dei materialisti moderni”, Feuerbach (15)-, che metteva fine al dualismo spirito/materia e la libertà umana veniva individuata nella coscienza della necessità. Perciò Kant si affrettò a riportare la libertà umana nell’ambito della realtà spirituale e della “buona volontà”. Così Marx ed Engels misero a nudo la meschinità del pensiero kantiano sulla questione:<< Questa buona volontà di Kant corrisponde completamente all’impotenza, alla depressione e alla miseria dei borghesi tedeschi, i cui meschini interessi non furono mai capaci di svilupparsi in interessi comuni di classe….Tanto Kant quanto i borghesi tedeschi, dei quali egli era l’encomiastico portavoce, non si accorsero che alla base di quei pensieri teorici dei borghesi [i borghesi rivoluzionari francesi] erano interessi materiali e una volontà condizionata determinata dai rapporti materiali di produzione; egli separò quell’espressione teorica dagli interessi che essa esprime>> e ne fece<< determinazioni pure della “libera volontà”>>, perciò << i piccoli borghesi tedeschi si ritrassero inorriditi dinnanzi alla prassi di quell’energico liberalismo borghese appena esso si manifestò tanto nel Terrore quanto nello spudorato guadagno borghese>> (16).
1)La filosofia di Popper è un’apologia diretta del capitalismo nell’epoca della sua agonia avanzata- segnata da due guerre mondiali imperialiste, dalla rivoluzione russa e dalle rivoluzioni a cui dette impulso: <<Non per nulla Popper tornò ottimista da una visita negli USA, come scrive nella prefazione all’edizione del 1950 di La società aperta ed i suoi nemici >>(17). L’imperialismo yankee nel giugno del 1950 iniziava l’aggressione imperialista alla Corea del nord che non accettava la divisione imperialista della nazione coreana. Lo stesso anno inizia il maccartismo. La risposta interna ed esterna dell’imperialismo alla vittoria della rivoluzione cinese del 1949. Popper rientrava nel quadro dell’iniziativa politico-culturale della CIA per costruire una tendenza culturale mondiale di intellettuali “critici” della sinistra non comunista, operazione che ha avuto uno straordinario successo, anche, nella produzione pittorica con il cosiddetto espressionismo astratto, contrapposto, apparentemente, al realismo di Zdanov. Il vero obiettivo, però, erano le avanguardie dadaiste, futuriste in Germania e in Russia. A questo compito si dedicò lo sciamano dell’espressionismo astratto, Clement Greemberg, simpatizzante del Workers Party, il partito del rinnegato del socialismo scientifico Max Shachtman.
La politica dell’imperialismo, subito dopo la fine della seconda guerra imperialista, era l’ennesima verifica sperimentale che confermava la teoria dell’imperialismo di Lenin – un arricchimento del socialismo scientifico, così come la teoria degli equilibri punteggiati di Gould e di Eldredge è un arricchimento della teoria della selezione naturale. Per gli ideologi si trattava di combattere l’idea stessa di verifica della teoria. Verificare una teoria è farla vera: verum facere. Per Popper nessuna teoria può essere verificata. Le teorie per essere scientifiche devono essere falsificate, la sua scientificità è data dal grado di falsificabilità: <<..da un sistema non esigerò che sia capace di essere valutato in senso positivo una volta per tutte; ma esigerò che la sua forma logica sia tale che possa essere valutato, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema empirico per essere scientifico deve poter essere confutato dall’esperienza”(18). Per questa sua tesi è diventato famoso e influente, tale da diventare, dalla seconda metà degli anni settanta, la punta di lancia nell’offensiva contro il socialismo scientifico. Si pensi all’evoluzione di certi elementi della scuola di Ludovico Geymonat.
Il trucco di Popper consiste nel cercare di far passare la scienza e la sua storia reale per quelle che lui ha in testa. La gabbia della logica in cui Popper ha voluto rinchiudere la scienza e la sua storia va in frantumi non appena che si prenda in considerazione il momento fondante la scienza fisica e il suo metodo deduttivo-induttivo. Questo momento è storico, empirico, materiale e non logico , come vuol far credere Popper: le battaglie di Galileo per il valore conoscitivo oggettivo del modello copernicano del sistema solare e il rogo per Giordano Bruno e per Giulio Cesare Vanini. Questi giganti non hanno dedicato e sacrificato la loro vita per falsificare le loro ipotesi ma per verificarle, per farle vere ! La posizione del cardinale Bellarmino che aveva la stessa concezione delle teorie scientifiche di Popper: le teorie sono solo congetture.
L’altra mistificazione di Popper è quello di attribuire ai galileiani l’idea che una verifica sperimentale sia da considerare l’ultima, “una volte per tutte”. La IV regola del filosofare di Newton è stata scritta per prevenire la mistificazione di Popper: << Nella filosofia sperimentale [la fisica], le proposizioni ricavate per induzione dai fenomeni, devono, nonostante le ipotesi contrarie essere considerate vere o rigorosamente o quanto più possibile, finchè non interverranno altri fenomeni, mediante i quali o sono rese più esatte o vengono assoggettate ad eccezione. Questo dev’essere fatto affinchè l’argomento dell’induzione non sia eliminato mediante ipotesi>> ( Principi matematici della filosofia sperimentale, libro III, Regole del filosofare, p.p. 613, UTET). Al contrario di Popper, Newton era un combattente contro l’arbitrio e la prepotenza dei governi e dei potenti. Quando Giacomo II, nel suo tentativo di restaurare l’assolutismo, cercò di rimuovere dall’Università di Cambridge i docenti protestanti e installarvi quelli cattolici, Newton non si mosse da dov’era ed esortò, in un memorandum per l’Università, alla controffensiva: << Siate coraggiosi e aderite con fermezza alle leggi. Se un papista diventerà professore potreste averne a centinaia. Un onesto coraggio in queste cose vi assicurerà tutto, poiché la legge è dalla nostra parte>> (19).
Quella che Popper ritiene sia stata una grande sua scoperta, il ruolo della deduzione nel metodo scientifico, fu teorizzato, per primo, da Galileo:<< Pare che quello degli effetti naturali che la sensata esperienza ci pone dinanzi agli occhi o le necessarie dimostrazioni ci concludono, non debba in conto alcuno esser revocato in dubbio>> (lettera a Cristina di Lorena, febbraio-marzo 1615). Sensata esperienza e necessarie dimostrazioni: il momento osservativo, la formulazione di un modello da cui si deduce il comportamento, la tendenza del fenomeno, la legge da verificare nell’esperimento, nella pratica. Il riconoscimento della verifica nel mondo della scienza di Popper non deve esistere, ciò significherebbe ammettere che le teorie verificate sono rappresentazioni oggettive del mondo. Nessun piatto empirismo nella scienza fisica, ma un modello matematico dei dati da sottoporre all’esperienza. Attribuendo alle teorie scientifiche solo il possesso del “verisimile”, Popper ripete le tesi di Parmenide di Elea, il fondatore della metafisica (515 a.C-, 544 a.C).
Marx ed Engels, dal 1845, hanno dichiarato la loro adesione al criterio di verifica galileiano: <<La questione se al pensiero umano appartenga una verità oggettiva non è una questione teorica, ma pratica. E’ nell’attività pratica che l’uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere terreno del suo pensiero. La disputa sulla realtà o non-realtà di un pensiero che si isoli dalla pratica è una questione puramente scolastica>>(Seconda Tesi su Feuerbach”). Engels confutando Hume, Kant e i loro seguaci, ha ribadito la posizione del 1845: <<Esiste però anche una schiera di filosofi, i quali contestano la possibilità di una conoscenza del mondo, o almeno una conoscenza esauriente di esso. Tra i moderni appartengono a questa schiera Hume e Kant, che hanno avuto una parte molto importante nello svolgimento della filosofia. L’essenziale per la confutazione è già stato detto da Hegel, nella misura in cui si poteva farlo da un punto di vista idealistico. Ciò che Feuerbach ha aggiunto da un punto di vista materialistico è più ingegnoso che profondo. La confutazione più decisiva di questa ubbìa filosofica, come del resto di tutte le altre, è data dalla pratica, particolarmente dall’esperimento e dall’industria. Se possiamo dimostrare che la nostra comprensione di un dato fenomeno naturale è giusta, creandolo noi stessi, producendolo dalle sue condizioni e, quel che più conta, facendolo servire ai nostri fini, l’inafferrabile “cosa in sé” di Kant è finita>> (20).
3) Bernstein e Popper negano la possibilità della scienza storica perché quest’ultima non può formulare leggi precise e non può prevedere eventi specifici . Questi due filosofastri, che si sono riempiti la bocca con la parola “critica”, anche, in questo caso hanno dimostrato di essere dogmatici. I due – che a sproposito hanno attribuito al socialismo scientifico una visione unicamente meccanicistica del determinismo naturale- sono vittime del riduzionismo meccanicistico. L’unico tipo di legge che ammettono è quello della fisica. Ma il loro determinismo è quello formulato da Laplace, che, di fronte ai nuovi fenomeni della fisica dell’ultimo trentennio dell’ottocento e dei primi del ‘900, era completamente inadeguato. Dalla meccanica statistica di Boltzmann alla meccanica quantistica emersero nuove leggi di impianto statistico, che non rientravano nel vecchio determinismo ma non lo smentivano, ne relativizzavano l’oggettività al campo dei fenomeni del macrocosmo. Questo significava l’abbandono della causalità e della sua necessità? No. << Il problema importante, della teoria della conoscenza, che divide le correnti filosofiche, non consiste nello stabilire qual è il grado di precisione delle nostre descrizioni dei rapporti di causalità e se queste descrizioni possono espresse in formule matematiche precise, ma nel sapere se la fonte della nostra conoscenza di questi rapporti è nelle oggettive di natura o nelle proprietà del nostro spirito>> (21). La meccanica dei gas ci consente di prevedere il comportamento medio e non quello di ogni singola molecola componente.
La risposta di Plekhanov a Bernstein, che vale anche per Popper, è che la scienza storica, il materialismo storico, predice tendenze e non singoli eventi. Dal congresso di Parigi (1900) dell’Internazionale operaia socialista, in poi, si formularono previsioni sul prossimo crollo economico, le cui manifestazioni sarebbero state crisi politiche e guerre tra imperialisti. Queste previsioni erano dedotte dalla legge della caduta tendenziale del profitto e dall’osservazione empirica (le “sensate esperienze” di Galileo): la concentrazione/centralizzazione nella forma del monopolio e la sequenza di guerre di conquista imperialista “inaugurata dalla guerra cino-giapponese” (22). Nel 1909, ciò che era stato previsto nel 1900, non trovò nessuna smentita e Kautsky arricchì quella previsione:<< La guerra mondiale si avvicina in modo minaccioso. Ma l’esperienza degli ultimi dieci anni prova che la guerra significa la rivoluzione, la quale ha come conseguenza i più grandi spostamenti di forza sul terreno politico>> (23). La padronanza delle leggi storiche consente alla specie umana di impedire che si producano certi fenomeni e se ne sviluppino altri -a questo servono la conoscenza e la scienza. Se l’Internazionale Operaia e Socialista non riuscì a impedire la guerra non fu per un difetto di conoscenza e di capacità di previsione, ma per il tradimento della maggioranza dei suoi capi. Kautsky formulò con precisione la previsione ma non contribuì a predisporre gli strumenti dell’esperimento di verifica: il partito operaio rivoluzionario. Nel momento giusto per l’imperialismo tedesco, tradì.
La generalizzazione di Lenin sulla nostra epoca, di oscurantismo, di reazione,di guerre imperialiste e di rivoluzioni non è stata smentita e marciamo verso una sua ulteriore verifica. La previsione di Trotsky che in assenza di una rivoluzione politica antiburocratica, l’URSS sarebbe stata reintegrata nel capitalismo nella forma di colonia o semicolonia è, anch’essa in ulteriore verificazione.
Ha fallito le previsioni la classe dominante: la tesi che l’intervento dello stato, con politiche keynesiane, avrebbe evitato le catastrofi come quella seguita al crollo dell’ottobre del 1929 non solo è fallita alla fine degli anni 60 del scolo scorso, ma si è rivelato fattore stesso di crisi; la finanziarizzazione dell’economia e l’ideologia della globalizzazione hanno fatto bancarotta nel 2008 e la soluzione militarista predisposta dal Pentagono conquista settori sempre più vasti della classe dominante.
Ciò che noi verifichiamo non è l’esistenza di una particella subatomica, ma le condizioni di una lotta per la conquista del potere e, quando ci saranno, organizzarci per prenderlo. Questo fa la differenza fra le previsioni delle scienze naturali e quelle della scienza storica.
Gian Franco Camboni Ozieri 21-maggio 2018
Note
- Lenin in Materialismo ed empiriocriticismo, pag. 142-143edizioni Sapere 1970.
- Bernstein, op.cit. pag 29-30.
- Bernstein, op.cit. pag. 48
- Bernstein, op.cit. pag. 42
- Karl Marx, Il capitale, libro I, Terza sezione, cap.V, pp.gg. 195-196, Editori riuniti 1973
- Ludovico Geymonat, in La storia del pensiero filosofico e scientifico, vol. IV, pag. 11
- Engels sulla Rivoluzione scientifica: << Fu il più grande rivolgimento progressivo che l’umanità avesse finora allora vissuto: il periodo che aveva bisogno di giganti e che procreava giganti: giganti per la forza del pensiero, le passioni, il carattere, per la versalità e l’erudizione. Gli uomini che fondarono il moderno dominio della borghesia erano tutto, fuorchè limitati in senso borghese…….Gli eroi di quell’epoca non erano ancora sotto la schiavitù della divisione del lavoro, che ha reso così limitati ed unilateri tanti dei loro successori. Ma la loro caratteristica vera e propria sta nel fatto che vivevano e operavano, quasi tutti, in mezzo agli avvenimenti del tempo, alle lotte pratiche: prendevano posizione e combattevano anch’essi, chi con la parola e con gli scritti, chi con la spada, parecchi con ambedue. Veniva da ciò quella pienezza e quella forza di carattere, che li faceva uomini completi. Gli eruditi di biblioteca sono delle eccezioni: o gente di secondo o terzo rango, o filistei prudenti che non volevano scottarsi le dita sul fuoco Anche la ricerca scientifica si muoveva in mezzo alla rivoluzione generale ed era essa stessa rivoluzionaria: doveva lottare per conquistare lo stesso diritto di esistenza….l’atto rivoluzionario con il quale la ricerca scientifica proclamò la sua indipendenza, rinnovando insieme il gesto di Lutero che brucia le bolle papali, fu la pubblicazione dell’immortale opera con la quale Copernico – se pur esitando e per così dire solo sul letto di morte – gettò il guanto di sfida all’autorità della Chiesa nell’interpretazione dei fenomeni naturali. Data da quel momento l’emancipazione della ricerca naturale dalla teologia, seppure la separazione delle reciproche competenze si sia protratta fino ai nostri giorni e non si sia ancora compiuta in molte menti. Ma da quel momento in poi lo sviluppo delle scienze procedette con passi da gigante ed aumentò di forza, si potrebbe dire, in modo direttamente proporzionale al quadrato della sua distanza 8nel tempo) dal suo inizio. Sembrava quasi che dovesse essere dimostrato al mondo che per lo spirito umano, il prodotto più alto della materia organica, valeva da allora in poi una legge di movimento opposta a quella che regola la materia inorganica[legge newtoniana della gravitazione universale]”( Introduzione – Dialettica della natura).
8) Francis Bacon, La Nuova Atlantide
9) Georgi Plekhanov, Preface to the Third Edition – Socialism: Utopian and Scientific, Marxist Internet Archive
10) G. Plekhanov, op. cit.
11)G. Plekhanov, op. cit.
12) Karl Marx , Frammento sulle macchine, in Quaderni Rossi n°4, pp.297-298-299.
13) G. Plekhanov in Per il sessantesimo anniversario della morte di Hegel, pag. 15, http://www.Rotta Comunista.org.
14) G. Plekhanov, in Lo sviluppo della concezione monista della storia, pag. 49, , http://www.Rotta Comunista.org.
15) L. Feuerbach, Principi della filosofia dell’avvenire, pag 137, Biblioteca Filosofica Laterza
16) L’Ideologia Tedesca, pag. 177, pag. 179, Editori Riuniti
17) Luciano Albanese, Popper maccartista, in Contro Popper, pag. 82, Armando Editore
18)K. Popper, La logica della scoperta scientifica, cap. I, par. 6, pag.22
19)Newton, in Lo scienziato come ribelle, Freeman Dyson, pag.145, Edizione Le Scienze
20) F. Engels, Ludwig feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca, pg. 36 Editori Riuniti
21) Lenin, Materialismo ed empiriocriticismo,pag. 129, Sapere edizioni 1970
22) Rosa Luxemburg, discorso al congresso di Parigi, in Antologia del pensiero socialista, Vol. III (1), pag. 50, Laterza
23)Kautsky, La via al potere, pp.161-162, Laterza.